biografia
Cantautore italiano cresciuto in Svizzera, giornalista svizzero cresciuto in Italia. Una doppia vita un po’ bizzarra, trascorsa in Germania, Inghilterra, Genova (che fa nazione!)… anche se tutto era cominciato con un’adolescenza a base di capelli lunghi, Fender Stratocaster, Stevie Ray Vaughan e… De André.
Lucas inizia a quattordici anni con la chitarra acustica EKO di suo padre, fondando il suo primo gruppo, gli “Henva“, portando in Italia e in qualche tappa estera un mix fra blues statunitense e pop. Si iscrive in SIAE a diciassette anni, coi frutti del suo primo vero lavoro musicale: l’album d’esordio di Walter, giovane corista Mediaset che cercava un autore polistrumentista per mettere in musica i suoi testi. L’album viene registrato in cinque giorni all’Orange Studio dei New Trolls con Pacini della Maccaja Production. Lucas ne cura musiche, arrangiamenti e parte dei testi.
Coi risparmi dei primi concerti si fa costruire la sua chitarra artigianale da Bruno Traverso, e acquista il materiale per un piccolo ma “agguerrito” studio musicale, l’Henva Studio. Ha occasione di suonare con Bobby Soul (Blindosbarra), Dado Moroni (Ramazzotti, Ferro, Vanoni, e mille jazzisti), Alessio Menconi (Cobham, Conte), Daniele Coro (Nek), Marco Cravero (De Gregori, Spagna), Bob Callero (Battisti, Oxa), e molti altri.
Proprio la conoscenza con Bobby Soul, vero gury dell’underground genovese, lo porta al Bunker Studio, dove lavora con Trincia (Sony) su alcuni dei propri brani. Intanto, mentre gli studi proseguono su binari paralleli, partecipa con buoni risultati a Musicultura e poi a SanremoLab in RAI. Intanto compone colonne sonore e musiche per cortometraggi e jingle.
Ancora giovanissimo, un sabato mattina riceve un’inaspettata telefonata dal direttore artistico della EMI Music, interessato alla produzione del suo primo album. Si incontrano nella sede di Piazza San Babila, con una semplicità spiazzante: “ciao Lucas, ti ho chiamato perché quando ho ascoltato la tua voce mi si è aperto un mondo, quante canzoni hai pronte?”. Poche settimane dopo, però, dopo una serie d’incontri e l’interessamento del produttore Diego Calvetti conosciuto precedentemente a Sanremo, una riorganizzazione aziendale porta il direttore artistico in pensione anticipata, e il progetto è rimandato a un passo dal chiudersi. Poi arrivano i contatti con Warner, Sony e altri.
Nel frattempo, la sua passione per il narrare le cose che lo circondano lo stava portando verso un mondo diverso ma complementare: quello del giornalismo. Scrive, col cognome paterno, pezzi e inchieste per tutti i principali quotidiani italiani (La Repubblica, La Stampa, CdS, Il Manifesto) ed è per alcuni anni editorialista del principale quotidiano di innovazione italiano. Si trasferisce prima in Germania e poi in Inghilterra, suonando la sera in locali e festival, lavorando come giornalista di giorno. Continuando a scrivere canzoni per sé e per altri, e articoli. Una doppia vita un po’ curiosa, ma… perché no? :-)